Dall’agonia al boom, il paese con più gatti che persone che ora fa pagare l’ingresso ai turisti

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Civita di Bagnoregio è lunga appena 100 metri e profonda 150; a 443 metri sul livello del mare, si trova in provincia di Viterbo, 87 chilometri a nord di Roma.

CIVITA DI BAGNOREGIO, Italia.- Lo chiamano “il paese muore che”, il paese che muore . 

Ma la verità è che, nonostante l’erosione, le frane, i terremoti e le altre calamità naturali subite, i civitani resistono.

È un luogo da sogno sulla sommità di una collina di argilla e tufo, terreno estremamente fragile e sgretolato nei secoli.

Questo luogo da sogno sulla sommità di una collina di argilla e tufo, terreno estremamente fragile e sgretolato nei secoli, lungo appena 100 metri e profondo 150, a 443 metri sul livello del mare, si trova in provincia di Viterbo, 87 chilometri a nord di Roma. 

È uno dei tanti paesi abbandonati d’Italia, che si distingue perché sembra quasi sospeso nel cielo, in mezzo a due canyon e vi si accede solo a piedi attraverso un lungo ponte-passerella. Ci vivono solo 11 persone. 

Gli altri, diversi decenni fa, a causa di successive frane, furono evacuati nell’adiacente comune di Bagnoregio. 

Da quando si è cominciato a pagare il biglietto d’ingresso di 5 euro per visitare Civita, un museo a cielo aperto, che ci crediate o no, il luogo è rifiorito.

Dall’agonia al boom del turismo

Un comune modello dove le tasse non vengono pagate

In mezzo a difficoltà finanziarie, Bigiotti nel giugno 2013 ha avuto l’intuizione di mettere un biglietto d’ingresso a Civita, che all’inizio costava solo 1,5 euro. 

«Poi ci sono state grandi polemiche, molti si sono opposti perché pensavano che il turismo sarebbe diminuito e hanno fortemente criticato Bigiotti, ma la verità è che, contrariamente alle peggiori previsioni, l’ingresso ha avuto l’effetto di rivalutare il ‘borgo’ e ha causato un impressionante aumento delle visite”, racconta a LA NACION l’attuale sindaco, Luca Profili, di appena 33 anni, che era il numero due di Bigiotti. “Se nel 2013 circa 50.000 persone visitavano Civita all’anno, quella cifra si è moltiplicata, in epoca pre-pandemica c’erano 1 milione di visitatori all’anno e ora, dopo la paralisi, stanno tornando i buoni numeri”, ha spiegato Profili, che, grazie a questo successo, fece di Civita di Bagnoregio un comune “modello”. 

Grazie al biglietto d’ingresso –che poi è diventato 3 euro e oggi costa 5 euro (anche se i bambini sotto i 6 anni non pagano)-, i suoi 3.700 abitanti non pagano più le tasse e la disoccupazione è zero.

Asiatici e brasiliani

asiatici e brasiliani
Grazie al biglietto -che oggi costa 5 euro (anche se i bambini sotto i 6 anni non pagano)- i suoi 3.700 abitanti non pagano più le tasse e la disoccupazione è zero

Tramonto a Civita, che assume un colore meraviglioso, diventando ancora più irreale. 

E al belvedere o Belvedere di Bagnoregio con una vista spettacolare su questo paesaggio unico, puoi vedere un gruppo di giapponesi che si fanno selfie. 

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Sono soprattutto gli asiatici, che arrivano in autobus da Roma per poi proseguire verso Firenze – mete turistiche top della penisola – i primi nella classifica dei visitatori di questo gioiello medievale. 

“I cinesi hanno smesso di venire a causa del coronavirus, ma molti giapponesi che amano Civita continuano a venire perché il famoso creatore Hayao Miyazaki si è ispirato qui per il film The Haunted City.”, racconta Bigiotti, che fa notare che vengono anche tanti brasiliani (sono il 4,6%), perché proprio a Civita è stata girata la telenovela Terra Nostra. 

Gli argentini sono appena lo 0,4% dei visitatori, anche se un poeta italo-argentino, Juan Rodolfo Wilcock (1919-1978), ha particolarmente amato questa zona. 

Tanto che decise di trasferirsi a Lubriano, paese attiguo che dispone anche di un belvedere da cui si può vedere una magnifica vista di Civita e dei suoi dintorni.

Civita di Bagnoregio
Civita di Bagnoregio

Ricco e famoso

Sebbene non vivano stabilmente, un pugno di ricchi e famosi ha comprato e restaurato case a Civita. Tra questi, il regista Giuseppe Tornatore che, a quanto si dice, fu “fulminato” più di vent’anni fa dai giorni di nebbia che fanno sembrare Civita un’isola sospesa nel cielo, in un effetto stile Avatar.

 Vi ha comprato casa anche Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, considerato dalla rivista Time uno dei cento uomini più influenti al mondo; la moglie del famoso cantante italiano Claudio Baglioni. 

E Paolo Crepet, psichiatra italiano noto per essere apparso in talk show televisivi, che ha trasformato quella che era la sede dell’arcivescovado di Civita in un B&B di lusso.

Un po’ di storia

Abitata originariamente dagli Etruschi, documenti storici indicano che da tempo immemorabile in questa zona vulcanica e sismica del centro Italia si sono verificati smottamenti e smottamenti dovuti ad un tipo di terreno molto delicato, formato da argilla e tufo, molto poroso e leggero calcare. , formato dalla calce che le acque di alcune sorgenti portano nel loro scioglimento, secondo il RAE. 

In un terremoto avvenuto nel 1695, Civita subì un’immensa apertura tra la “rocca” e Bagnoregio, separando appunto i due centri abitati, uniti da un lembo di terra che, come numerosi edifici, crollò, lasciando diverse case con vista sul precipizio.

Nel 1923 iniziò la costruzione di un ponte in pietra che, dopo essere stato danneggiato da altre frane e dal ritiro dei tedeschi alla fine della seconda guerra mondiale.

La spettacolare valle dei “calanchi”

Così come nel corso dei secoli Civita vide crollare le mura e le case medievali, lo stesso processo geologico creò attorno ad essa la cosiddetta valle dei “calanchi”. 

Si tratta di colline argillose modellate da successive erosioni che dal Belvedere di Bagnoregio formano un apprezzabile paesaggio lunare, di tipo desertico. 

Lì si può visitare la grotta in cui, secondo la leggenda, il piccolo Giovanni Fidanza, cioè San Bonaventura, nato a Bagnoregio nel 1218, fu guarito grazie a San Francesco d’Assisi, di cui fu il primo biografo ufficiale. 

E si scende, tramite una scalinata, all’ingresso del ponte-passerella che dà accesso a Civita, previo pagamento di un biglietto d’ingresso. 

Chi non è fisicamente in forma può salire su alcuni autobus messi a disposizione dal comune di Bagnoregio.

Due volte l'anno in piazza si svolge “la tonna”
Due volte l’anno in piazza si svolge “la tonna”

Vita a Civita

Ci sono solo circa quattro ristoranti, un paio di bar, due o tre negozi di souvenir a Civita. 

Non c’è scuola, né ragazzi, né farmacia, né polizia. Per fare acquisti, i suoi 11 abitanti devono ovviamente lasciare Civita attraverso il ponte – a piedi, in moto o in un veicolo 4×4 del comune, che fa avanti e indietro le provviste.

 Piazza San Donato è la piazza principale e unica di Civita, paese in cui ci sono più gatti che persone. Lì sorge l’omonima chiesa che risale al VII secolo, anche se di aspetto rinascimentale, che fu sede arcivescovile fino al terremoto del 1695.

Due volte l’anno in piazza si svolge “la tonna”, festa popolare a dove, in uno spazio tondo, c’è una corsa di asini, nel miglior stile del Palio di Siena.

Rosanna, memoria storica di Civita

Rosanna Medori nasce a Civita 74 anni fa. 

È in pensione e vive in una vecchia casa in pietra appartenuta ai suoi nonni e bisnonni, con un grande camino, a pochi metri da Plaza San Donato. 

I suoi genitori erano contadini che producevano olio e vino nella valle visibile dalla loro finestra, 400 metri più in basso. Quando è cresciuto, a Civita vivevano ancora circa 300 persone. 

“Vivevamo meglio, era qualcos’altro, era molto diverso, molto bello. Ricordo che suonavamo in giardini che non esistono più perché crollavano”, ha raccontato a LA NACION. 

Una delle sue due figlie, che vive a Bagnoregio con le nipoti, ha aperto diversi anni fa un ristorante al piano terra della sua casa. 

Il locale, che si chiama “La Cantina di Arianna”, è solitamente pieno tutti i giorni grazie al flusso sempre crescente di turisti. 

“Vedi dov’è quel negozio di souvenir? 

Quella era la stalla di Lisa, il nostro asino”, spiega Rosanna, mostrando una foto in bianco e nero di quell’amato animale, prima indispensabile per andare nei campi e poi trasportare la merce su per la montagna. 

Una cartolina che non c’è più.

la magia che se ne va

Mario Loreti, 72 anni, è un altro degli 11 residenti a Civita. 

“Qui ci conosciamo tutti, siamo amici, ma se vuoi trovare più vicini devi andare al cimitero”, scherzava questo fabbro artigiano, nato a Bagnoregio ma che vive stabilmente a Civita da più di 40 anni quando sua moglie, Ivana, “civitonica” (come si dice ai “nyc”), decise di aprire un negozio di souvenir.

Come vive il boom della “città che muore” – già scoperta da Federico Fellini, che qui ha girato La strada – che è diventata di moda e dove molti vip hanno allestito case e B&B di lusso? “Da una parte sono felice, ma dall’altra è un gran fastidio”, confessa Mario, denunciando una vera e propria invasione di turisti “tocca e vai”, che arrivano, a volte non consumano nemmeno, si fanno una foto e partire. “Quando siamo venuti a vivere qui, nel 1978, Civita era magica, ora non lo è più”.

Elisabetta Picco